La Grande Biblioteca Di Mealidor

Le recensioni di Prinz Jaggar sulla Letteratura Fantasy. In collaborazione con la Grande Biblioteca di Mealidor del Reame Incantato di Alfheim. 





Titolo: Il nome del vento(2007)

Autore: Patrick Rothfuss


Recensione: Primo libro della trilogia de "L'assassino del re" si rivela una ventata di aria fresca nel panorama fantasy. Il nome del vento è un libro che racchiude in se l'esperienza di una minoranza etnica miscelata sapientemente dall'autore con la figura spesso sottostimata del "Bardo" e della magia contagiosa e charmante del talento musicale. Quello che più esalta una lettura più attenta non sono però le vicende ben narrate e abbastanza spassose di Kvothe, il protagonista che cela un oscuro passato e che grazie a continui flash back continua a rivelarcene pezzi conversando con un cronista intento a scrivere la sua lunga storia fin dal principio. Il vero pregio di Rothfuss infatti è la capacità non scontata di conoscere l'arte del raccontare qualcosa al proprio lettore tra le pagine del libro. Si tratta di un dono che pochi autori possono davvero annoverare. La magia più importante che il protagonista è in grado di gestire anche se goffamente, a differenza di tanti studenti dell'Accademia, è richiamare il vento pronunciandone le parole che lo comandano - il suo nome. A un primo superficiale giudizio potrebbe sembrare erroneamente una semplice storia di elementalismo (e non solo dell'aria visto che comunque è sott'intesa la presenza delle altre tre tipologie, acqua, fuoco e terra nell'ambientazione) mentre invece le meccaniche di esecuzione rivelano quanto Rothfuss sia consapevole di una cultura esoterica che trapela per i palati più delicati. Tutta la struttura narrante è ben gestita e quello che più si impone, in un'ambientazione non esageratamente dettagliata, è la plausibilità e la gestione della magia che risulta nuova e ricca di fronte a tanto fantasy "classico". I lati meno apprezzabili sono le lungaggini che riguardano il tormentato rapporto d'amore del protagonista con una giovane donna che lo fa correre e spesso distoglie dalla narrazione principale il lettore più che accrescere la qualità del narrato. Ancora, la mappa di inizio libro è, come spesso accade, trasandata e disegnata senza troppo amore - spesso non consente al lettore di stabilire con precisione la collocazione degli eventi. In definitiva Ritengo Rothfuss un talento emergente. 


Personale valutazione: 7/10


Titolo: La paura del saggio(2011)

Autore: Patrick Rothfuss


Recensione: Il secondo libro della trilogia de "L'assassino del re" è un volume che mette alla prova la fedeltà dei lettori di Rothfuss. Prolisso e un po pretenzioso nel finale si rivela davvero un ostacolo al godimento della lettura quando lo scrittore decide di far seguire passo passo al lettore il lungo e tormentoso percorso del protagonista nell'imparare una nuova lingua fatta di suoni e gestualità che ne sottolineano o modificano i significati durante un addestramento a una forma di combattimento molto simile alle comuni arti marziali. Una lenta tortura che a mio parere violenta il ritmo narrativo e allunga immotivatamente una bella storia che continuava dal volume primo fino a più di metà libro. il finale risulta sudato più che piacevole e fatica quindi nel fondamentale di incuriosire il lettore per poi condurlo avidamente in libreria a prenotare il terzo volume della saga. le vicende di Kvothe si fanno inizialmente molto intriganti e ci si affeziona ormai alla vecchia locanda "La Pietra Miliare" dove avviene la narrazione da parte del protagonista a Cronista (uno scrivano determinato a scrivere per la prima volta le vicende leggendarie dell'avventuriero ormai ritiratosi dietro al bancone) in presenza di Bast, suo discepolo ed aiutante che non rivela mai definitivamente la sua storia se non l'appartenenza al popolo fatato. tanto spazio anche alla descrizione dell'avventura nel mondo fatato dei Sidhe che risulta più piacevole anche se sfuggente e illusorio dell'ambientazione volutamente onirica. Anche questa volta Rothfus però fa emergere la sua propensione a dilungarsi sulle vicende amorose del protagonista rendendolo un autentico marchio di fabbrica per gli amanti del fantasy fiabesco. Fortunatamente, per tutti gli altri (tra i quali anche me), il romanzo è ricco di azione, intrighi e vicende avventurose che portano il nostro protagonista ormai più maturo e indipendente economicamente, dai giorni squattrinati dell'Accademia ad un viaggio solitario che lo vedranno protagonista e consigliere "speciale" del Maer Alveron, una delle più influenti personalità tra la nobiltà del continente, nella città di Severen. Consiglio l'acquisto dell'edizione con copertina rigida vista la mole di pagine sontuosa per chi se lo può permettere. la rilegatura in brossura è destinata a soccombere sotto il peso del volume.


Personale valutazione: 6/10


Titolo: Il segno della profezia(1982)

Autore: David Eddings

Recensione: Primo del Ciclo di Belgariad si tratta di un libro davvero scontato, non c'è che dire, e che dimostra la sua anzianità molto più di tanti altri capolavori Fantasy dell'epoca. Tutta la stesura è costruita per arrivare lentamente, molto lentamente, a rivelare quelli che dovrebbero essere colpi di scena che però sono stati ampiamente dichiarati nel prologo. Il prologo tra le altre cose, descrivendo la genesi del mondo fantastico che costituisce l'ambientazione agli eventi narrati, ricorda irrimediabilmente il Sillmarillion del precursore J.R.R. Tolkien, soltanto molto più semplificato. Pecca d'originalità, ma questa non è la principale peculiarità dei romanzi dell'epoca quando tutti finivano per assomigliare alle storie della Terra di Mezzo. La storia ricalca infatti le linee guida del Signore degli Anelli. Una differenza è che Garion, il fanciullo protagonista, risulta ostinatamente tonto e sembra aver bisogno di un suggeritore tanto fatica a comprendere quanto gli stia accadendo intorno. I soprannomi affibbiati dall'autore ai personaggi principali sono davvero una scelta impropria (e questa volta non è colpa della traduzione Italiana). Questi tagliano definitivamente le gambe al lettore che intuisce per forza di cose tutti quei "colpi di scena" per il raggiungimento dei quali occorrerà la lettura dell'intero libro prima che anche il giovane Garion se ne capaciti. La descrizione della vita popolare così come della vita quotidiana e delle ambientazioni popolari sono di buon livello e si finisce con lo sperare nel libro successivo del Ciclo di Belgariad. Non a caso Eddings fa parte degli scrittori che, negli anni '70, amavano mostrare più che raccontare. Non si tratta ovviamente di un difetto quest'ultimo, ma di uno stile di scrittura. La traduzione è anch'essa modesta; stupisce che dopo tanti anni e un notevole successo commerciale non si sia ancora provveduto ad una traduzione migliore. La mappa è di un livello superiore alla media anche se non raggiunge la sufficienza a mio parere. Fortunatamente sulla rete possiamo trovarne molte, anche a colori, disegnate molto bene ed assolutamente esaustive (consigliato).

Personale valutazione: 5/10


Titolo: La regina della magia(1982)

Autore: David Eddings

Recensione: Gli strascichi di scontatezza del primo volume si protraggono anche in questo libro , nel quale Zia Pol & Co. continuano imperterriti a tenere il giovane Garion all'oscuro di fatti ed avvenimenti assolutamente evidenti al lettore. Risulta inspiegabile come l'autore continui a pretendere che il protagonista continui a non rendersi conto che tutto gira intorno a lui ed ostenti anche stupore. La stereotipazione della descrizione delle differenti etnie e razze che abitano il mondo fantastico di Eddings è a dir poco infantile. Tutte le genti che provengono dal Nord sono inderogabilmente Truci e bifolche. Chi proviene da Sud/Ovest è assolutamente tirchio ed avido ed è sicuramente un mercante o un ladro, e via dicendo.. una generalizzazione molto marcata che non si rivolge alla personalità o a carattere del singolo personaggio, ma bensì a interi popoli indistintamente. Fortunatamente il libro risorge sul finale con alcuni avvenimenti che fanno salire di tono il Fantasy e predispongono bene il lettore per il proseguio con il terzo volume del Ciclo di Belgariad. Da segnalare anche il bel personaggio di Zia Pol alias la maga Polgara ovviamente che è tutt'altro che stilizzato anche se risponde assolutamente ai tratti più classici dell'High Fantasy. La magia è visibile agli occhi del lettore e dei personaggi e nonostante sia utilizzata con saggia parsimonia, plausibilmente si rivela spesso un'arma in più per il gruppetto ben assortito di eroi che viaggia nella speranza di recuperare la leggendaria pietra "Orb" rubata da uno degli antagonisti assolutamente malvagi, Zedar. In questo libro il finale ci regala anche momenti di avventura meno scontata anche se nel più classico contesto del gruppetto variegato di eroi buoni e puri seppur con qualche difetto caratteriale personale minore, contro malvagi assoluti senza troppe remore da parte dell'autore a prendere in considerazione il loro differente punto di vista.

Personale valutazione: 6/10


Titolo: La valle di Aldur(1983)

Autore: David Eddings

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Titolo: Il castello incantato(1984)

Autore: David Eddings

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Titolo: La fine del gioco(1984)

Autore: David Eddings

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Titolo: Il passo di Merlino(2002)

Autore: Jean-Louis Fetjaine


Recensione: Un fantasy storico ricco di informazioni plausibili riguardo Merlino, la figura leggendaria per antonomasia della cultura Anglosassone. In questo libro scopriamo molto degli usi e costumi delle tribù barbare che popolavano la Gran Bretagna e l'Irlanda subito dopo la dipartita dell'Impero Romano. Bretoni, Pitti, Scoti, Gaeli e tanti altri clan che si contendevano l'isola tra continue ostilità e violenze. L'aspetto più negativo della lettura la rappresenta l'appesantimento portato dai tanti nomi originali in lingua gaelica scrupolosamente e minuziosamente tradotti e sviscerati nelle note dall'autore. Se culturalmente è motivo di completezza ed orgoglio dell'opera, dal punto di vista narrativo consiste in un'interruzione dopo l'altra; tante volte ne vale comunque la pena. In questo primo libro del ciclo omonimo composto da due volumi (il secondo titola: La foresta di Borcelandia) che sembra essere piuttosto un'unica opera spezzata in due per motivi editoriali, scopriamo il giovane Merlino nella sua adolescenza, mentre viaggia al seguito di uno dei Re delle famiglie Bretoni e scopre il mondo che apparteneva al suo passato. Dipana, mano a mano che gli eventi si susseguono, la fama che lo precede, fino a garantire al lettore una nuova chiave di lettura, fresca e storicamente interessante, del personaggio che più di tutti rappresenta ancora oggi nella fantasia di tanti amanti del genere, il mago per eccellenza. L'autore, uno storico di riconosciuta competenza, coglie l'occasione in appendice per cercare di dare maggiore chiarezza anche al mistero che aleggia da secoli attorno alla leggendaria figura di Re Artù. Consiglio di leggere la nota in appendice per completezza. Mia personale opinione è che l'autore, pur molto bravo anche se leggermente aulico nella narrazione, mantenga una sorta di blocco accademico/scientifico durante le sue deduzioni a riguardo, tale per cui sembra non voler accettare ne prendere in considerazione quella che è la soluzione più probabile; ovvero che la figura di Artù, come tante altre nella storia, non fosse che un'allegoria destinata ad educare attraverso la meraviglia del racconto invece che una persona fisica realmente esistita alla quale bisogna assolutamente trovare una data di nascita ed un regno nonostante nulla coincida e nessun documento o storico lo abbia mai identificato in una persona. Questo vale anche per Merlino che, riesce invece benissimo nell'interpretazione storica confezionatagli da Fetjaine nella sua opera e che per la prima volta mostra di se la sua vera valenza spirituale "pagana" e nasconde tra le righe un'antica storia e un meraviglioso insegnamento. Con un po' d'attenzione e trasporto infatti, non sarà difficile capire chi realmente rappresentavano per le allegorie spirituali di quelle popolazioni, il popolo degli elfi silvestri e Merlino.

Personale valutazione: 7/10



Titolo: Il passo di Merlino(2004)


Autore: Jean-Louis Fetjaine


Recensione: Continuano le vicende del giovane Merlino e frate Blaise contornate dalle presumibili vicende storiche che hanno insanguinato il territorio britannico dopo la dipartita dell'impero Romano. Il secondo ed ultimo capitolo di questa breve saga è costantemente alla ricerca di una perfezione degli eventi storici e dei loro protagonisti, dei termini corretti e dei sofismi che ne hanno determinato la traduzione dalla lingua originale con le rispettive spiegazioni. La scelta di mantenere i nomi e molti termini in Gaelico , come già detto nella precedente recensione, ha sicuramente reso la lettura poco fluente e a tratti anche poco piacevole. La mappa nel libro, come spesso accade, è incompleta e poco accurata. Non si riescono a seguire gli eventi geograficamente per tutta la durata della narrazione. La preparazione storica dell'autore per contro sopperisce ad una trama modesta e scontata, con la sua cultura davvero sopra le righe che gli ha permesso di ricreare l'ambientazione in modo superbo. La violenza, la barbarie, il dolore, la fatica e la sofferenza che pervadono la vita di tutti i giorni sono ricreate alla perfezione con la plausibilità che solo uno studioso riuscirebbe ad immaginare. Sinceramente, da questo punto di vista, non mi stupirei se George Martin avesse letto questi libri prima di approcciarsi alle sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco; la datazione delle opere però smentisce questa ipotesi. Non consiglio questo libro se non per completezza di lettura a quello precedente del ciclo de "Il Passo di Merlino". Il finale, se riuscirete a staccare il costoso biglietto di 200 pagine per accedervi, nasconde un'autentica perla letteraria di fantasy mitologico. La foresta di Brocelandia nasconde infatti un antico rituale che, ispirato e ricostruito con sagacia e ispirato alle leggende celtiche e bretoni, fa ritrovare poeticità a tutta l'opera che ne guadagna completandosi in bellezza e stile. In sintesi, vale la pena leggerlo tutto soltanto per il bel finale che, anche se scontato, non manca di stupire il lettore per bellezza poetica e rievocare la spiritualità originale di quei popoli.

Personale valutazione: 6/10



Titolo: Mistborn vol.1 - L'ultimo impero(2006)

Autore: Brandon Sanderson

Recensione: Un High Fantasy con un'ambientazione originale e che non risente delle influenze dei grandi classici come spesso accade. E' apprezzabile il senso di oppressione che l'autore riesce a conferire all'ambientazione dominata da un Lord Reggente totalitario e tiranno considerato dalla popolazione alla stregua di una divinità. Le vicende sono avvincenti anche se la lettura non è del tutto fluente come potrebbe essere. Per tutta la prima metà del libro assistiamo alla descrizione di vicende per lo più scontate o prevedibili, Bei combattimenti e soprattutto un sistema magico completamente nuovo e originale basato sull'assimilazione ed uso delle polveri di metallo (Allomanzia) da parte di chi ha attitudini naturali per farlo. Questo tipo di magia è trattata e spiegata molto bene da Sanderson. Nonostante non possa competere con le meraviglie della magia più classica del repertorio fantasy, è sicuramente una nota lieta e originale immergersi nelle dinamiche allomantiche in tutte le sue sfaccettature. Appare anche una seconda forma di magia, meno conosciuta (Feruchemia) in grado di utilizzare oggetti di metallo questa volta per immagazzinare diverse forme di potere. Il testo lascia presagire che di questa seconda tipologia magica scopriremo di più nei successivi volumi della saga di Mistborn. In definitiva un libro piacevole ma leggermente prolisso. I personaggi principali sono abbastanza definiti nei tratti caratteristici e psicologici. Geniale la creazione degli Inquisitori D'Acciaio, creature davvero accattivanti oltre che molto ben descritti ed utilizzati dall'autore durante la stesura. In definitiva un buon fantasy anche se non sensazionale. Non raggiunge mai i livelli d'eccellenza dei capostipiti dell'High Fantasy ma si distingue per originalità nelle scelte ambientative.

Personale valutazione: 7/10


Titolo: L'apprendista assassino(1995)

Autore: Robin Hobb


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Titolo: L'assassino di corte(1996)

Autore: Robin Hobb

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Titolo: Il viaggio dell'assassino(1997)

Autore: Robin Hobb

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Titolo: La spada di Shannara(1977)

Autore: Terry Brooks

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Titolo: Le pietre magiche di Shannara(1982)

Autore: Terry Brooks

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Titolo: Le pietre magiche di Shannara(1985)

Autore: Terry Brooks

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Titolo: Il gioco del trono(1996)

Autore: George R. R. Martin

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Titolo: Lo scontro dei re(1999)

Autore: George R. R. Martin

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Titolo: Tempesta di spade(2000)

Autore: George R. R. Martin

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Titolo: Il banchetto dei corvi(2005)

Autore: George R. R. Martin

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